Riammissione al lavoro: illecito negarla a un dipendente pubblico over 40

Giudicata troppo anziana per la riammissione in servizio, a soli 40 anni, presenta ricorso al TAR contro la decisione del Consiglio di amministrazione ottenendo di vedere il suo caso riesaminato. È quanto accaduto a un’agente di Polizia costretta, a causa di gravi problemi di salute di un parente, a presentare le proprie dimissioni volontarie. Secondo la Commissione la PA non ha alcun interesse ad avvalersi delle prestazioni di ex dipendenti di età superiore ai 40 anni, poiché questi non offrono garanzie di poter svolgere i compiti istituzionali con la necessaria professionalità.

La materia è regolata dall’art. 132 d.P.R. 3/57, che non pone alcun limite preclusivo alla riammissione in servizio. Considerata anche la Direttiva 2000/78/CE, che pone il veto su ogni forma di discriminazione sull’accesso al lavoro basata sull’età, il TAR procede con l’accoglimento del ricorso.

La riammissione, pur non essendo un diritto del dipendente ed essendo soggetta alla discrezionalità della PA, non può essere negata solo sulla base dell’età del candidato. Più in generale, essa non può essere negata sulla scorta di un unico criterio. La pretesa poi che la ricorrente non potesse più fornire un adeguato servizio avrebbe dovuto basarsi su un’attenta analisi dei requisiti psico-fisici e attitudinali.

L’unica eccezione a quanto visto è il caso in cui il dipendente sia molto vicino alla pensione. In questo caso è lecito negare la riammissione sulla base della brevità del periodo di lavoro che ne conseguirebbe.

Consulta la sentenza TAR Lazio n. 2699, 22.2.2017

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