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Corruzione: la condanna può arrivare anche se la ricompensa è successiva al “favore”
Corte di Cassazione, sentenza n. 35940/2017: la Corte di Cassazione esamina un caso di corruzione. Un imprenditore avrebbe elargito al membro di una commissione per una gara d’appalto una grossa somma in cambio di una “consulenza”

La Corte di Cassazione, esaminando il caso di un uomo accusato di corruzione ai sensi dell’art. 319 del Codice Penale (“corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”), ricorda che la “compravendita”, il patto fra le parti, non deve necessariamente essere preventivo. Ben può configurarsi il reato anche se la corruzione è di tipo successivo. Nel caso in esame, preso ad esempio, è stata versata una ricompensa per il favore fatto dal membro di una commissione per una gara d’appalto.

Inoltre i giudici ricordano che configura il reato di corruzione (art. 319 C.P.) l’asservimento del pubblico ufficiale ad interessi personali di terzi, che si traduca in atti anche formalmente legittimi (in quanto discrezionali e non rigorosamente predeterminati) finalizzati all'obiettivo di realizzare l'interesse del privato dietro la corresponsione di somme di denaro.

Consulta la sentenza n. 35940/2017, Corte di Cassazione


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