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Scoperto a visionare pornografia utilizzando il computer dell’ufficio: la Cassazione conferma il cambio di mansione
Cambio di mansioni per un agente di Polizia Municipale scoperto a visionare pornografia in ufficio utilizzando l’account di un collega. Lo ha confermato la Cassazione con la Sentenza n. 2143 del 27.1.2017, che ricorda l’ampio potere discrezionale della PA nell’adibire il dipendente a mansioni equivalenti

Quante volte abbiamo sentito, nei film polizieschi, la fatidica minaccia: “ti mando a dirigere il traffico!”. È proprio quello che è successo a un agente di Polizia Municipale scoperto a visionare materiale pornografico sul computer dell’ufficio, utilizzando la password di accesso di un collega. La Cassazione, con la Sentenza n. 2143 del 27.1.2017 ha confermato il cambio di mansioni imposto dalla Pubblica Amministrazione, dal servizio di polizia giudiziaria a quello di controllo del traffico e della mobilità.

La Corte ritiene congrua la motivazione che sottende al trasferimento, è necessario infatti che chi esercita le funzioni di polizia giudiziaria riscuota la fiducia dell’ambiente di lavoro e della collettività (fiducia che era evidentemente venuta a mancare). Inoltre, condizioni necessaria e sufficiente ai fini del rispetto dell’equivalenza ai sensi dell’art. 2013 C.C. è la previsione, in tal senso, da parte della contrattazione collettiva. La professionalità precedentemente acquisita dall’operatore è, ai fini giuridici, irrilevante.

Ogni mansione ascrivibile ad una categoria è quindi legittimamente esigibile da parte dell’Amministrazione. Resterebbe da valutare l’eventuale svuotamento dell’attività lavorativa, che non sussiste comunque nel caso in questione.

Consulta la Sentenza n. 2143 del 27.1.2017 della Corte di Cassazione

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