Autovelox in città: quando è obbligatorio il fermo del conducente?

L’autovelox è di certo un utilissimo strumento per la rilevazione delle infrazioni al Codice della Strada. Per garantirne il corretto utilizzo, e conseguentemente il diritto alla difesa degli automobilisti, il suo uso è vincolato a una serie di norme, molto stringenti. Sui tratti urbani, ad esempio, tutte le violazioni devono essere contestate immediatamente all’automobilista, pena il rischio di vedersi annullare il verbale in sede di dibattimento legale.

Questa disposizione si scontra però con alcuni aspetti di carattere pratico: <b>non sempre è infatti possibile procedere alla contestazione immediata</b>, anche per ragioni legate alla sicurezza stradale e alla salvaguardia del corretto svolgimento della circolazione. Per questo sono previste una serie di deroghe, una delle quali riguarda le <b>strade a scorrimento</b>. Queste sono definite dal Codice della Strada come <b>strade a carreggiate indipendenti</b> (separate ad esempio da vialetto, spartitraffico, guard-rail), i cui <b>incroci sono regolati da lanterne semaforiche</b>. Se l’infrazione avviene all’interno di una di queste, non è necessario fermare l’automobilista, a patto però di munirsi preventivamente di decreto prefettizio che autorizzi l’appostamento con autovelox, indicando con precisione il punto esatto in cui questo sarà posizionato.

La Cassazione chiarisce che, qualora si installi una postazione autovelox in area urbana, la strada individuata dal Prefetto nel decreto autorizzatorio deve essere una strada a scorrimento. Questa è l’unica deroga possibile alla regola generale che prevede che, in città, sia sempre presente una pattuglia a sorvegliare il corretto funzionamento dello strumento di rilevazione della velocità, anche al fine di contestare immediatamente le violazioni ai trasgressori.

Consulta l’Ordinanza n. 5532 del 6.3.2017, Corte di Cassazione

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